domenica 9 agosto 2020

Little Forest (リトル・フォレスト)

https://en.wikipedia.org/wiki/Little_Forest

Little Forest (リトル・フォレスト) - drammatico, crescita personale, vita naturale

Mentre cercavo info su Daisuke Igarashi, l'autore del manga e quindi del film I figli della bestia del mare (Kaijū no kodomo  (海獣の子供)), trovo che tra le sue opere c'è quest'altro manga, Little Forest, ambientato serendipicamente nel Tōhoku, regione a cui è dedicata la trilogia di Yamamoto Yutaka. ^_^;;

Comunque il manga è del 2005, quindi pur trattando (anche) della tematica dello spopolamento di quei luoghi, non c'entra con la tragedia del 2011.

Un'altra piccola maratona, tra due volumetti manga per complessive 350 pagine circa e tre film per un totale di 5 ore e ¾.
A voler essere pignoli, i film sarebbero cinque, ma quelli giapponesi sono stati accoppiati a due a due, forse per motivi di distribuzione o che so io; comunque sia, sono un'unica opera. L'altro è stato realizzato in Sud Corea, qualche anno più tardi.

Il film sudcoreano è meno fedele al manga, esplicitando di più la vicenda della protagonista e perdendo quindi in parte quella sottile risonanza con l'ambiente.
Emblematica direi che è la sostituzione del gatto con un cane.
Resta comunque un film molto sentito, cosa che non sorprende, conoscendo quanto i coreani siano legati alle loro montagne.
Altre modifiche anche sostanziali non inficiano comunque il messaggio sottostante, in un miscuglio tra ricerca di sé, ricette di cucina, risorse naturali, fatica nei campi e cicli stagionali e dell'anima.

Molto più fedele l'opera giapponese, un film per ognuna delle quattro stagioni, raggruppati come visto a due a due, Estate/Autunno e Inverno/Primavera.
E per ogni stagione ci sono frutti e verdure selvatici, con i relativi modi di essere preparati e cucinati e/o conservati. E ci sono i campi e gli orti, coi loro tempi e ritmi determinati da lunghe tradizioni di tentativi e scoperte, ripetuti di anno in anno in anno, per generazioni e generazioni. Un ripetersi che appare ciclico, ma che in realtà è a spirale, un continuo ritorno ma con un movimento a salire (o a scendere), come dice la madre della protagonista in una sua lettera.
Così come tutte le cose hanno i loro tempi, anche Ichiko scopre che la sua non è davvero una fuga ma un tornare per attendere il momento giusto. Bisogna fare le cose col loro ordine, senza affrettarle.
O qualcosa del genere. :)

Riguardo la fedeltà dei film giapponesi al manga, non è totale (vedi ad esempio lo sfogo di Kikko la volta che spaccano legna), ma poco ci manca, con una ricerca dei dettagli quasi esagerata, come in questa scena :D



Ci sarebbe parecchio da scrivere, ma non mi voglio tediare. :D


P.S.: credo di aver capito cosa intriga nel disegno di Igarashi: lo stile richiama (anche) quello di Hugo Pratt; ma pure Crepax, in Designs...


P.P.S.: aggiungere altri trequarti d'ora alla maratoncina, con questo documentario della serie Urusawa Naoki no Manben (浦沢直樹の漫勉):
https://www.youtube.com/watch?v=2nCvMUfZmDQ

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